Forte è chi cammina: escursione tra Ceraino, il Forte di Monte e un tuffo nella storia

Forte è chi cammina: escursione tra Ceraino, il Forte di Monte e un tuffo nella storia
CaratteristicaDettaglio
📍 LocalitàCeraino (Dolcè, VR – Valdadige)
🛤️ PercorsoAnello (con deviazioni possibili)
📏 LunghezzaCirca 9 km
⛰️ Dislivello450 m circa
⏱️ Durata media4 ore (con visita ai forti)
⚠️ DifficoltàE – Escursionistico
🏰 Punti d’interesseForte di Ceraino, Forte di Monte, panorama su Valdadige e Adige
🥾 Consigli utiliScarpe da trekking, torcia (se si vuole esplorare dentro i forti), acqua e fotocamera!
📚 Curiosità storicheForti austriaci della metà dell’800, parte della Linea di difesa austroungarica del Quadrilatero

La giornata era quella giusta: cielo terso, luce nitida e un’aria quasi estiva che profumava di pietra calda e bosco fitto. Siamo partiti da Ceraino, piccolo borgo incastonato nella gola dell’Adige, con zaino in spalla, scarpe già impolverate dalla strada bianca e quella tipica voglia di scoperta che solo i luoghi segnati dalla storia riescono ad accendere.

La salita al Forte di Ceraino inizia con un sentiero discreto, quasi timido, che si inerpica nel bosco alle spalle del paese. In pochi minuti si è immersi in un mondo fatto di silenzio e vegetazione, con l’Adige che continua a scorrere, lontano ma visibile, come una vena d’argento che taglia il fondovalle. Il sentiero si arrampica deciso, ma mai ostile, regalando scorci sempre più ampi sul corridoio naturale che collega la pianura veronese alla valle dell’Adige. La vista si apre su filari ordinati di viti, pievi antiche e sul bastione naturale del Monte Baldo all’orizzonte.

Arrivati al Forte di Ceraino, la scena cambia radicalmente. Il bosco si apre e si rivela un manufatto militare imponente, severo ma affascinante. Il forte fu costruito tra il 1850 e il 1851 dagli austriaci, quando il Regno Lombardo-Veneto faceva ancora parte dell’Impero Asburgico. Era una delle sentinelle della cosiddetta “Linea di Resistenza austriaca”, pensata per difendere il confine meridionale dell’Impero da un'eventuale discesa piemontese.

Entrare nel forte oggi ha qualcosa di cinematografico. L'ingresso è incastonato tra pareti di pietra, con gallerie buie che scompaiono nell’ombra e rampe in pendenza che sembrano ancora risuonare del passo cadenzato dei soldati. Abbiamo esplorato gli interni, passando tra corridoi umidi, scale consumate e stanze con feritoie che guardano dritte sulla valle — oggi tranquille, ma un tempo pronte ad accogliere cannoni e moschetti. La struttura, nonostante il tempo, è in buone condizioni e lascia intuire quanto fosse strategicamente fondamentale.

Al termine della visita, proseguendo sul crinale verso nord, il sentiero si fa più ruvido e selvatico. È proprio qui, alla fine del tratto che collega Ceraino al Forte di Ceraino, che ci siamo imbattuti in un groviglio di filo spinato arrugginito, un vero ricordo fisico di un’epoca bellica, lasciato lì come a ricordare che, se oggi il sentiero è nostro, in passato era territorio sorvegliato, segnato da confini e trincee.

La camminata continua poi in direzione del Forte di Monte, anche questo parte dello stesso sistema difensivo austriaco. A differenza del Forte di Ceraino, quello di Monte è leggermente più defilato, mimetizzato tra i boschi e aggrappato alla montagna come un osservatore silenzioso. Fu costruito pochi anni dopo, tra il 1852 e il 1857, e faceva parte della seconda linea difensiva, più arretrata ma ugualmente cruciale per il controllo dell’Adige e dell’Altopiano di Affi. Il forte è in stato di totale abbandono, alcune aree sono pericolanti e semi-crollate anche a causa dei bombardamenti americani della seconda guerra mondiale; va prestata particolare attenzione se volete entrare.

La vista che si gode dalle sue feritoie è impagabile: colline, vigne, paesi e il castello di Chiusa che svetta su uno sperone di roccia poco più in basso — quasi fosse un quadro rinascimentale incastonato nella natura. Anche questo forte è visitabile, e ne abbiamo esplorato le sale, più ariose e meglio conservate. Si percepisce una maggiore apertura, forse dovuta al fatto che questo sito fu meno coinvolto direttamente nei combattimenti.

La discesa ci ha riportati lungo un anello che chiude la passeggiata in modo soddisfacente, tra campi coltivati e vecchi muretti a secco, e dopo circa 9 km e 400 metri di dislivello eravamo di nuovo a Ceraino, stanchi ma felici, con la sensazione di aver attraversato un pezzo di storia.


Un’escursione tra natura e memoria

Questo itinerario, breve ma intenso, è una vera e propria lezione di storia all’aria aperta. È un sentiero che non solo unisce due forti ma collega due epoche, due visioni del mondo: quella militare e difensiva del XIX secolo e quella escursionistica e contemplativa di oggi.

forti austriaci del Veronese, da sempre poco celebrati rispetto ai più noti castelli medievali, meritano attenzione e rispetto. Sono luoghi che raccontano non solo della guerra, ma anche dell’ingegno, dell’architettura e della capacità dell’uomo di adattarsi alla morfologia del territorio. Oggi, grazie alla loro accessibilità e al fascino dei percorsi che li collegano, tornano a vivere sotto nuove forme: quella del turismo lento, della curiosità culturale e della bellezza paesaggistica.

E mentre le viti crescono ordinate lungo le pendici e i treni scorrono silenziosi nella valle, quei forti, immobili e severi, rimangono lì a ricordarci da dove veniamo.