Il ritorno
Alfa-Bravo-Hotel-Charlie-Foxtrot... passo... qui base... richiesta di ripetere missione Inchcailloch... portare a termine... destino del mondo nelle vostre mani... Charlie-Bravo... Charlie-Bravo... base... chiudo...
A questo punto cosa potevamo fare? Pensavamo di esserci lasciati alle spalle l'isola Mangiascarponi, il terrore ci faceva ancora vibrare i nervi, tirati come le corde di un'arpa, e risuonare le cartilagini. Non avevamo scelta, nessuna possibilità di decidere; andava fatto!
Caricati gli zaini con l'acqua fresca della fonte di paese e di tramezzini preconfezionati comprati nell'unico negozio di Balmaha ed infine indossati i nuovi gialli fiammanti scarponi, con la testa china, torniamo al porticciolo dove riposa la Lady Margaret. Il capitano incredulo ci riconosce e sospira, ammirato dal nostro eroismo ci osserva con quello sguardo lucido dagli occhi velati di pianto che ricorda i visi dei guerrieri scozzesi quando osservavano il loro condottiero Wiliam Wallace farsi beffe degli inglesi.
Motore, Ciak, Azione... No No scusate, ho sbagliato tutto; intendevo il motore della Margaret; scusate è stata una reminiscenza del mio passato quando dirigevo film ad Hollywood assieme al mio amico Steven... come quando? Ah, quindi non ho diretto io E.T. e salvate il soldato Ryan? Boh mi sembrava...
Comunque bando alle ciance, torniamo alla nostra storia di paura e fatti misteriosamente misteriosi.
Trasportati per l'ennesima volta sull'isola, sbarchiamo sul pontile con molta attenzione; qualche passo poi ci fermiamo, ognuno guarda i propri scarponi, tutto a posto, ancora qualche passo, le suole reggono... oggi l'isola non ha fame.
Iniziamo a salire dei gradini di pietra e terra fino a trovarci avvolti dal verde di una natura meravigliosa. Il posto è magnifico.

Il sentiero si svolge all'interno del bosco con qualche apertura sull'acqua. È una passeggiata tranquilla con dislivelli molto semplici.


A metà del percorso si arriva in un piccolissimo cimitero, dove si notano tombe molto antiche ed i resti (si tratta solo di pietre) di una vecchia chiesa. Un cartello racconta le storie della Santa Kentingerna e dell'origine del nome dell'isola.
Alcuni scorci sono da fiaba.

Ma non bisogna abbassare la guardia, siamo sempre sull'isola Mangiascarponi, e a volte è meglio rimanersene in silenzio...

Arrivati al punto più alto dell'isola il panorama sul Loch Lomond è... beh giudicate voi:

Il path è circolare e si chiude con il ritorno al pontile, dove aspettiamo la nostra beneamata Margaret per il ritorno sulla terra di là, dove la magia non è più parte dell'atmosfera.

Missione completata. L'isola è stata domata.
Ma la giornata non è per nulla finita, ci meritiamo una visita ad un castello. E quindi via, riponiamo gli zaini, e accendiamo la nostra fedele MG bianca in direzione Stirling.
Obbiettivo è la visita del Castello di, ovviamente, Stirling. La cittadina è veramente folcloristica, ma già all'arrivo per parcheggiare iniziano alcuni problemi... non ci sono posti, il vigilante dalla casacca gialla fluorescente ci fa segno di andar fuori dai piedi... troviamo comunque posto in una delle vie e iniziamo a risalire il paese sulla cui sommità si erge il suddetto castello.
Che dire, meta veramente per turisti di bassa lega. Edificio enorme, qualche stanza, giardini, ma totalmente privo di anima. Figuranti in costume che intrattengono gli avventori, bar, gente che mangia, persone che camminano a vuoto non capendo cosa ci sia da vedere. Posto sconsigliato, non vale la pena andarci.

Invece a poca distanza da Stirling si trova il monumento dedicato a Wiliam Wallace. Semplicissimo da raggiungere e con un grande parcheggio, poi a voi la scelta: o si sale col pulmino (visto che noi siamo fortunati questo servizio non era al momento disponibile) oppure si fa una breve (circa 15/20 min) passeggiata in mezzo agli alberi in un sentiero in salita continua ma non eccessivamente stancante (questo commento ovviamente non è condiviso da tutti, ma siccome scrivo io, ai posteri rimarrà solamente la mia verità).
Arrivati siamo impressionati dalla mole della torre.

E siamo anche fortunati ad assistere all'ultimo spettacolo della giornata che si svolge nel giardino antistante; lo spettacolo di per se è semplicissimo: un attore vestito da soldato scozzese del XIII° sec. che racconta, partendo dalle ragioni del conflitto anglo-scozzese, le gesta del loro eroe, e descrivendo da protagonista la famosa battaglia dello "Stirling Bridge" avvenuta l'11 Settembre 1297, mettendo chiarezza a tutte quelle menti che ritenevano di avere la verità in tasca dopo aver guardato il mellifluo e hollywoodiano film interpretato da Mel Gibson. Andate a leggervi la vera storia, rimarrete impressionati da quanta brodaglia ignorante ci hanno propinato.
Con sentimenti e spirito da eroi iniziamo a salire la torre sulla scala elicoidale, un lungo, ma veramente lungo, forse lunghissimo, cammino; credo che la torre di babilonia sia stata più facile da scalare, ma arrivati in vetta la visione dell'antico campo di battaglia ci ha ripagato delle pene sofferte.
La parte didattica della giornata è finita, ci rimane, come al solito, l'impegno più gravoso del quotidiano, trovare un posto dove mangiare.
Ma prima di qualsiasi cosa ci meritiamo un aperitivo al N°2 di Baker Sreet. Meraviglioso Pub scozzese nel centro di Stirling... dove fiumi di birra scorrono sulle note della musica dal vivo, che trascina gli avventori in danze e canti. Il Pub è pieno zeppo ma veniamo invitati a condividere un tavolo con un uomo dalle vesti e dalle fattezze particolari (dalla bocca spunta un unico e solitario dente che nella sua fierezza indica il cielo); è sicuramente uno degli idoli locali, tutti lo conosco e tutti lo salutano per poi guardarci incuriositi cercando di capire chi possano essere quei quattro seduti al tavolaccio con il loro Deus. Colui che non ha nome ci intrattiene in una lingua che all'inizio immaginiamo essere un dialetto elfico (e questo ci galvanizza, la nostra immaginazione si espande al punto da preparaci ad un invito nella foresta incantata a banchettare con pozioni magiche e animali mitologici; non credo di averlo mai confessato ad alcuno ma uno dei miei sogni proibiti è poter assaggiare un fish and chips di sirena o un hotdog di unicorno), ma, dopo una trentina di minuti, con stupita sorpresa ci rendiamo conto essere solo un impasto di inglese, dialetto scozzese, birra e parecchi bicchieri di Scotch.

Birra, patatine fritte, chips ricoperte di formaggio fuso e peperoncini piccanti fanno da contorno ad una sequela di pinte di birra. L'atmosfera ci ha preso; ci sentiamo parte dello spirito scozzese, non vogliamo più andarcene; è sicuramente la stessa magia che catturò i marinai di Ulisse. Ora capisco, chi entra non ne esce più, ecco il motivo di tutta quella folla eccitata e festante...magia, incanto e maledizione.
Ma....
Veniamo salvati dal più barbaro dei contro-incantesimi: la legge locale. Dopo un certo orario i minori non sono ammessi... si si, lo so, sono rimasto sbigottito pure io. Di questo passo elimineranno l'alcolismo infantile, il primo passo verso un mondo diverso. Un mondo che a breve proibirà ai ragazzi anche la normale alimentazione, un mondo destinato ad auto eliminarsi. A volte mi domando se non stiamo vivendo in un Universo 25 e siamo giunti al picco individuato da Calhoun con il suo esperimento.
E con questa tristezza nel cuore andiamo alla ricerca di un ristorante che possa rifocillarci di cibo e bevande alcoliche.
Il destino ci guida sulle coste del piccolo Loch Ard al Macdonald Forest Hills Hotel & Spa; dalle recensioni sembra un posto elegante, dove l'upper class scozzese si incontra per cene di alto lignaggio; perfetto, ci confonderemo senza problemi tra Lord e Duchesse.
Veniamo coccolati dal personale, lesto e diligente; la tovaglia bianca sul tavolo ci sorprende, molto inusuale qui in Scozia e quasi ci sentiamo offesi per tale affronto; ma l’eleganza ed il normale scorrere viene ripristinato in pochi secondi da un gesto alquanto semplice ma pregno di significati profondi, per lo più incomprensibili alla volgare plebe: il sommelier accortosi, nel versare il vino, che una goccia sibillina stava scappando dal collo sinuoso della bottiglia (sicuramente con l’intenzione di portar offesa al tovagliato) con lesta eleganza usava il suo dito indice per fermare la maleducata, pronta a gocciolar dal vetro, e con repentino gesto la metteva al sicuro tra le sue labbra. Un popolano sarebbe rabbrividito, ma noi, nobili di origini e di spirito, abbiamo assaporato il momento sentendoci appropriati a siffatta beltà.
Comments ()