Galles 2025: druidi, castelli e panini al cheddar. Si parte!
Mancano pochi giorni. Gli scarponi sono già lì, in agguato nell’ingresso, come due bestie pronte a scattare. Lo zaino mi scruta ogni mattina con sguardo accusatorio (“ancora non hai caricato le mappe GPX?”), mentre la mappa cartacea del Galles è talmente sottolineata che ormai sembra un codice medievale illuminato... ma con l’evidenziatore giallo Stabilo Boss.
Il 29 luglio, all’alba (o giù di lì), io e i miei due sodali – compagni di avventure, disastri logistici e leggendarie escursioni meteorologicamente discutibili – partiremo per una nuova spedizione: direzione Cymru! (che poi sarebbe il Galles, ma detta in gallese fa subito effetto Tolkien). Due settimane tra coste ventose, menhir preistorici, castelli che sembrano usciti da un episodio dei Monty Python, e paesaggi dove anche le pecore sembrano recitare poesie bardiche.
Questa volta siamo solo in tre. Tre viaggiatori, tre personalità, tre modi diversi di dire: “Ma secondo te quella nuvola viene da questa parte?”. Il trio è comunque collaudato. Dopo la Scozia dell’anno scorso, con i suoi fantasmi, whisky e midges infernali. Perché il Galles? Perché è più selvaggio, più misterioso, meno battuto. E perché ha il villaggio con il nome più lungo d’Europa. Serve altro?
Sarà un viaggio in terre antiche, dove ogni pietra ha un nome impronunciabile, ogni lago nasconde una leggenda, e ogni sentiero è accompagnato da pioggia intermittente e riflessioni profonde tipo: “ma questo era un cerchio di pietre sacro o un recinto per le mucche?”.
Dove andremo a perderci
Abbiamo un piano. Un piano dettagliato. (Grazie Sara!) Un piano con colonne Excel, curve di livello, previsioni meteo e margine d’improvvisazione stimato al 73%. Visiteremo Anglesey, l’isola sacra dei druidi (e dei nomi impronunciabili), scaleremo lo Snowdon – Yr Wyddfa, per gli amici gallesi – forse a piedi, forse col trenino, dipende da quanto burro avrà il nostro breakfast inglese quella mattina.
Ci perderemo nei castelli del nord, tra Beaumaris, Caernarfon e Penrhyn (dove pare ci sia anche un museo di treni dentro un castello neogotico, perché no?). Ci bagneremo sotto cascate dal nome impronunciabile, ci commuoveremo davanti a un villaggio sommerso per fare spazio a una diga, e a ogni tappa diremo: “Dai, cinque minuti di relax… e poi si parte per un altro sentiero!”.
Il bello sarà il contrasto continuo: la solitudine dei sentieri con vista sull’oceano alternata al caos delle teiere nei café locali; il silenzio metafisico delle foreste gallesi con il clangore delle guide turistiche che spiegano per la decima volta come si pronuncia Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch (spoiler: non si pronuncia, si subisce).
E noi? Noi saremo lì, con le giacche a vento fradice, lo zaino un po’ sbilenco e l’entusiasmo da primi della classe che si lanciano in discussioni su quale salita offra “la vista più epica” (spoiler: sarà coperta dalla nebbia).
Cose che non vediamo l’ora di fare
- Provare a pronunciare Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch senza lussarsi la lingua (e fallire miseramente, ma con stile).
- Incontrare pecore filosofiche, quelle che ti fissano con aria di superiorità mentre scivoli nel fango.
- Mangiare Welsh Cakes a ogni ora del giorno fingendo che siano “carboidrati tecnici da escursione” (spoiler: lo sono).
- Entrare in ogni castello dicendo: “Ma qui ci hanno girato qualcosa?” anche se no, niente, ma sembra.
- Fermarci in pub con nomi tipo The Leaky Dragon o The Mad Daffodil, sperando di trovare musica dal vivo, birra tiepida e storie da raccontare sotto la pioggia.
E naturalmente, camminare. Camminare tanto. Camminare sotto la pioggia, sotto il sole (quel giorno e mezzo che ci sarà), su rocce, erba, fango, e scale medievali costruite da muratori evidentemente in lite col concetto di “ergonomia”.
Sarà un viaggio serio? No. Sarà un viaggio profondo? Anche.
Non sarà solo una vacanza. Sarà un piccolo pellegrinaggio celtico, un ritorno alle nebbie del mito, un tuffo nella storia dimenticata, una passeggiata tra leggende, pioggia e meraviglia. E ci sarà tanto da raccontare. Giorno per giorno. Sentiero per sentiero. Cascata per cascata. Trippa gallese dopo trippa gallese.
Sarà un viaggio pieno di “e se invece andassimo lì?” detto guardando una mappa, e di “oddio, ma quella strada è chiusa?” detto fissando un cartello in gallese scritto con più consonanti che vocali.
Scriverò tutto, come sempre. Con un tè caldo a fianco, forse. O con le mani congelate. Ma scriverò.
Preparatevi
Il blog tornerà a parlare in gallese antico e fango moderno.
Ci saranno foto epiche, riflessioni pseudo-filosofiche, appunti scritti nei pub e momenti in cui l’unico commento sensato sarà: “Perché ho messo le scarpe basse oggi?”
E poi ci saranno gli incontri. Con persone, storie, panorami che non si trovano sulle guide. Con i silenzi. Con le nuvole che arrivano improvvise. Con la vertigine del paesaggio che ti guarda mentre lo guardi.
E come direbbe un druido di Anglesey prima di lanciarsi in una lunga camminata sotto la pioggia:
“Amdani!”
(che significa “Andiamo!”… oppure “Coraggio!”… oppure “Tanto ormai lo zaino è pronto”).
P.S. Cose che (probabilmente) dimenticheremo a casa:
- Il caricabatterie del powerbank, ma porteremo due powerbank scarichi.
- Le monete per i bagni pubblici e per il parcheggio delle Swallow Falls (costo: 2£ e una parte della tua dignità).
- Il dizionario gallese-italiano, ma avremo quattro app per il meteo tutte in disaccordo tra loro.
- I calzini di ricambio (ma porteremo la guida completa alle piante alpine del Cwm Idwal, che non useremo mai).
- Il cappuccio dell’antipioggia (che ci servirà esattamente dieci secondi dopo essere usciti dall’auto).
- La leggerezza. Perché ogni viaggio in Galles inizia con uno zaino pieno… e finisce con una testa più leggera (e due chili di fango gallese in valigia).
Cosa ci aspettiamo (e cosa no)
Ci aspettiamo:
- Pioggia. Anche dove non dovrebbe piovere. Anche nei sogni.
- Pecore. Tante. Alcune fotogeniche. Altre aggressive. Nessuna indifferente.
- Leggende. Ce ne sono ovunque: in ogni lago, castello, villaggio. Alcune le inventeremo noi.
- Cibo interessante. Ovvero: carne, cheddar, agnello, cheddar, dolci con uvetta, cheddar.
- Segnali stradali che sembrano password Wi-Fi.
Non ci aspettiamo:
- Che il meteo sia coerente.
- Che riusciremo a pronunciare Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogoch senza finire al pronto soccorso.
- Che l’abbigliamento sarà mai giusto.
- Che torneremo asciutti.
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