Guida al Homo Viator (il turista come specie antropologica)
L’Homo Viator, comunemente detto “turista”, è il parente urbano dell’Homo Montivagus.
Si distingue per la presenza costante di trolley cigolanti, guide cartacee mai lette e smartphone usato come oracolo universale.
Nasce in città, cresce in ufficio, migra periodicamente verso destinazioni esotiche o banali con lo stesso entusiasmo.
Il turista non viaggia per conoscere: viaggia per accumulare prove.
Ogni monumento diventa sfondo per un selfie, ogni pasto è un contenuto da postare, ogni esperienza è ridotta a recensione indignata su TripAdvisor.
Origini e biologia del turista
Il turista è un animale moderno, nato con l’invenzione delle ferie pagate e cresciuto con l’avvento dei voli low-cost.
La sua evoluzione è stata rapida: in meno di un secolo è passato dall’essere viaggiatore d’élite (armato di bauli di cuoio e lentezza aristocratica) a massa urlante con trolley e voucher stampati male.
Si nutre di illusioni, offerte last-minute e foto panoramiche rubate da Google.
Si riproduce raccontando le stesse storie di viaggio per decenni (“a Praga si mangia benissimo”, “Barcellona è tutta un’arte”, “a Parigi pioveva, ma era romantico”).
Ogni generazione eredita il corredo genetico della vacanza sbagliata: la madre ricorda ancora il sole ustionante di Ibiza, il nonno la trappola di un ristorante veneziano, il figlio il Wi-Fi assente in ostello.
Segni distintivi
- Il trolley cigolante: strumento di tortura sonora che annuncia il turista in ogni aeroporto e vicolo medievale.
- Il bastoncino da selfie: arma di distruzione di massa che rende pericoloso ogni contesto affollato.
- Il portafoglio gonfio di valute sbagliate: in ogni viaggio cambia soldi più volte, convinto di fare l’affare.
- Il passo incerto: cammina sempre con lo sguardo alzato, inciampando su ogni marciapiede.
- La pelle bruciata dal sole: simbolo di appartenenza alla specie, indipendente da crema solare o logica.
Psicologia del turista
Il turista non cerca la verità del luogo, ma la conferma delle proprie aspettative.
Se a Venezia non trova le gondole, le immagina.
Se a Roma piove, scatta lo stesso la foto e scrive: “città eterna, emozionante”.
Se a Londra incontra sole, non lo riconosce: lo confonde con un fenomeno paranormale.
La sua mente funziona con una logica binaria:
- se il viaggio va bene → “esperienza di vita indimenticabile”,
- se va male → “recensione da 1 stella, mai più!”.
Non c’è sfumatura: tutto è epico o catastrofico, degno di Instagram o da denunciare al consolato.
Habitat
L’Homo viator si muove in gregge.
Ama le città d’arte, le spiagge affollate, i musei gratuiti, i festival folkloristici e i ristoranti con menù tradotti in 12 lingue.
Lo trovi sempre in coda: davanti a un monumento, a un bagno pubblico, a una gelateria famosa.
Il turista vive per la fila: senza attesa, non saprebbe distinguere una vera attrazione da un parcheggio qualsiasi.
Il suo ambiente ideale è il centro storico turistico:
- bar con cappuccini a 6 euro,
- negozi di souvenir kitsch,
- gelaterie dai gusti improbabili (“mozzarella experience”),
- e soprattutto un flusso continuo di suoi simili, perché nulla conforta un turista come vedere altri turisti.
Perché studiarlo?
Non ha alcuna utilità pratica, è vero: non potete evitarlo.
Dalla spiaggia al museo, dal tempio orientale al chiosco di piadine, il turista è onnipresente.
Ma classificarlo e riderne serve a non impazzire.
Quando l’unico panorama che vedi è una selva di bastoni da selfie o la schiena sudata di un turista in canotta davanti a te, l’unico antidoto è la satira.
Ecco dunque il senso di questa guida: un manuale enciclopedico che non vi salverà dal rumore, dalla folla o dal conto esagerato, ma vi permetterà almeno di sorridere della vostra stessa condanna.
Perché sì: anche voi, in fondo, siete turisti.
La differenza è solo se siete già pronti ad ammetterlo… o se preferite fingere di essere “viaggiatori autentici” mentre fate la fila al McDonald’s di Bangkok.
Capitolo 1 – Homo selfiephilus (il turista del selfie)
Descrizione zoologica
È il pavone urbano dell’Homo viator.
Il suo unico scopo non è vedere il mondo, ma incorniciare la propria faccia davanti a qualsiasi cosa abbia un minimo di importanza.
Non conosce differenza tra la Torre Eiffel e una rotonda con fontana: l’importante è che la sua testa sia in primo piano.
Il selfiephilus non osserva: si osserva.
Ogni viaggio è la documentazione ossessiva del proprio volto sotto luci diverse, con monumenti ridotti a tappezzeria.
Senza telefono, scompare come specie.
Habitat
Predilige piazze affollate, musei gratuiti, monumenti iconici e scogliere pericolose.
Non ama i luoghi deserti: senza pubblico non ha senso di esistere.
Dove c’è un cartello “vietato salire”, lui è già sopra, pronto a immortalarsi.
Comportamenti tipici
- Blocca il flusso di 200 persone per scattare la foto con “l’angolazione giusta”.
- Fa 300 scatti identici variando solo l’inclinazione della mandibola.
- Ti chiede di fotografarlo: ma quando lo fai, ti corregge dieci volte → “più basso, più alto, più a sinistra, più filtri, più sorriso spontaneo”.
- Non ricorda nulla dei luoghi che visita: conosce solo i propri primi piani.
- Rischia la vita su cornicioni, binari o rocce instabili, ma muore dentro se la luce è sbagliata.
- Condivide subito con hashtag deliranti: #wanderlust #nofilter (filtri ovunque) #bestlife (vita mediocre).
- Se gli chiedi cos’ha visto in città, ti mostra solo la sua faccia davanti a porte, muri e colonne.
⚠️ Nota
Il selfiephilus non cadrà mai nel burrone della cultura.
Cadrà in quello fisico, tentando il selfie definitivo.
E sarà ricordato non per la sua vita, ma per la sua ultima immagine con sorriso forzato e cielo bruciato.
Capitolo 2 – Homo gregarius organized (il turista da gruppo organizzato)
Descrizione zoologica
È la pecora urbana.
Non si muove mai da solo: ha bisogno del branco, della guida con bandierina e dell’auricolare gracchiante.
Convinto di “scoprire i segreti della città”, vede solo le spalle di chi lo precede e ascolta frasi standardizzate.
Il gregarius non viaggia: viene trasportato.
Habitat
Si manifesta in branchi compatti di 20–40 individui, che invadono piazze e musei come fiumi umani.
Occupa interi marciapiedi, si riversa nei ristoranti a menù fisso, intasa scale e corridoi.
È il predatore naturale del viaggiatore solitario, che cerca di evitarlo ma finisce sempre inglobato nel branco.
Comportamenti tipici
- Segue la bandierina come fosse la stella cometa.
- Non sa mai dove si trova, ma applaude a comando quando la guida smette di parlare.
- Fa domande assurde: “scusi, il Colosseo è antico?”
- Fotografa ogni cosa senza guardare nulla.
- Si ferma di colpo in mezzo alla strada, causando tamponamenti turistici.
- Confonde sempre i bagni con i siti archeologici.
- Compra souvenir identici a quelli del compagno di fianco, convinto di avere “un pezzo unico”.
- Dopo 8 ore di camminata, non ricorda niente: solo il numero del pullman.
⚠️ Nota
Il gregarius organized è l’essenza della tragedia turistica:
dopo una vita intera di viaggi in branco, crede ancora di aver “visto il mondo”.
In realtà, ha visto solo code, spalle altrui e auricolari scarichi.
Capitolo 3 – Homo culinaris ingenuus (il turista gastronomico ingenuo)
Descrizione zoologica
È la sottospecie più tenera e quindi più sfruttata.
Parte con l’idea di “mangiare come i locali”, ma si infila sempre nelle peggiori trappole per turisti: ristoranti con menù plastificati in 7 lingue, camerieri che abbordano per strada e “specialità della casa” degne di un microonde stanco.
Il culinaris ingenuus non cerca il cibo, ma l’illusione dell’autenticità.
E paga tre volte il prezzo per sentirsi un “vero viaggiatore”.
Habitat
Staziona attorno ai monumenti più famosi.
Viene attratto come falena dai cartelli con fotografie di piatti, promozioni “special tourist menu” e insegne luminose con gondole, torri o Colossei disegnati sopra.
Entra in locali deserti convinto di essere stato “il primo a scoprirli”.
Comportamenti tipici
- Ordina “piatti tipici” con nomi tradotti male: “spaghetti alla nonna’s style”.
- Fotografa il piatto e scrive: “finalmente cucina autentica”.
- Paga il triplo e ringrazia pure.
- Si convince che il cameriere sorridente sia “un amico del posto”.
- Racconta a casa di aver assaggiato “vera tradizione” → in realtà ha mangiato lasagne surgelate.
- Difende l’esperienza anche quando capisce di essere stato fregato: “ma era turistico in senso buono”.
- Lascia recensioni entusiaste: “posto autentico, ci torneremo!”, garantendo così la sopravvivenza del ristorante-trappola.
⚠️ Nota
Il culinaris ingenuus non morirà di fame, ma di colesterolo e ingenuità.
E continuerà a raccontare che quel vino della casa servito in caraffa da 12 € “era fatto dal nonno del proprietario”.
Capitolo 4 – Homo culturam saturatus (il turista da museo compulsivo)
Descrizione zoologica
È il collezionista ossessivo di biglietti d’ingresso.
Non viaggia per conoscere, ma per accumulare ricevute: ogni timbro è un trofeo, ogni sala visitata una medaglia.
Ha lo sguardo spento di chi ha visto troppi quadri e il passo trascinato di chi ha contato più scale che emozioni.
Habitat
Predilige città d’arte, musei nazionali e mostre temporanee.
Lo riconosci perché entra in qualsiasi porta con scritto “esposizione” anche se dentro ci sono solo estintori.
Alla fine della vacanza ha visitato 17 musei in due giorni: non ricorda nulla, ma possiede 400 foto di quadri mossi.
Comportamenti tipici
- Si piazza davanti a un quadro per 2 secondi, poi fotografa e passa oltre.
- Ripete ossessivamente: “non possiamo perderci questa mostra”.
- Trascina compagni di viaggio ormai zombie da un’ala all’altra.
- Confonde Caravaggio con Van Gogh e Michelangelo con Ninja Turtles.
- Compra cataloghi pesantissimi che non aprirà mai.
- Mostra i biglietti usati come se fossero reliquie.
- Alla domanda “cosa ti è piaciuto di più?” risponde: “tutto… ma non ricordo bene”.
⚠️ Nota
Il Saturatus non muore di fatica fisica, ma di congestione estetica.
Alla fine del viaggio ha visto tutto, ma non ha capito nulla.
Capitolo 5 – Homo litoralensis fetivus (il turista da spiaggia)
Descrizione zoologica
È l’iguana umana, il rettile da ombrellone.
Non viaggia per scoprire culture, ma per tostarsi come una baguette al sole.
Il suo motto è: “mare, sole e cocktail”. Tutto il resto è rumore di fondo.
Habitat
Predilige spiagge affollate, lettini numerati, piscine di hotel con braccialetto all-inclusive.
Lo riconosci dal colore della pelle: dal bianco mozzarella al rosso gambero in meno di 12 ore.
Spesso lascia tracce di crema solare sul lettino come segno territoriale.
Comportamenti tipici
- Occupa l’ombrellone dalle 6 del mattino con asciugamani come bandiere di conquista.
- Beve 12 cocktail colorati prima di pranzo e ti dice: “tanto è vacanza”.
- Si lamenta della sabbia troppo calda, del mare troppo salato e del vento che sposta la rivista.
- Passeggia in costume nel supermercato locale, convinto che sia normale.
- Mangia fritti a tutte le ore, trasformando lo stomaco in un frullatore.
- Fa amicizia rumorosa con chiunque gli capiti accanto: “siamo tutti qui per divertirci, no?”.
- Torna a casa con insolazione, diarrea e 800 selfie in costume.
⚠️ Nota
Il Cocktailus non conosce cultura né geografia.
Ovunque vada, ricorderà solo due cose: il colore della pelle e il prezzo dell’happy hour.
Capitolo 6 – Homo shopping addictus (il turista da shopping)
Descrizione zoologica
È il consumatore seriale.
Non viaggia per vedere monumenti, ma per riempire valigie di oggetti inutili.
La sua memoria del viaggio non sono ricordi, ma scontrini.
Habitat
Predilige vie commerciali, outlet, mercati locali e negozi di souvenir.
Entra ovunque ci sia scritto “sale”, anche se la merce è identica a quella che ha già a casa.
Ama i duty free degli aeroporti: è il suo ambiente naturale.
Comportamenti tipici
- Compra borse contraffatte, magliette con scritte ridicole, magneti da frigorifero e cappellini con loghi osceni.
- Riempie il trolley fino a esplosione, poi compra un secondo trolley.
- Contratta 20 minuti per risparmiare 1 euro, poi spende 50 euro in sciocchezze.
- Dice sempre: “è artigianato locale” → in realtà made in China.
- Torna a casa e regala soprammobili orrendi a parenti ignari.
- È convinto di aver fatto “ottimi affari”.
- Si lamenta dei prezzi alti dopo aver comprato tre paia di scarpe.
⚠️ Nota
Lo Shopping addictus non vede monumenti, non ricorda piazze, non conosce musei.
Ma sa dirti esattamente dove ha comprato l’ennesimo magnete che cadrà dal frigorifero dopo due settimane.
Capitolo 7 – Homo lamentus perpetuus (il turista lamentoso)
Descrizione zoologica
È il piagnone universale.
Non viaggia per scoprire, ma per lamentarsi.
Non importa se piove o c’è sole, se il cibo è ottimo o mediocre: troverà sempre il difetto.
È il principale fornitore di recensioni a 1 stella su TripAdvisor.
Habitat
Lo trovi in qualsiasi luogo turistico: code, ristoranti, hotel, spiagge.
Il suo ambiente ideale è il bancone della reception, dove mette in scena drammi shakespeariani per una lampadina fulminata.
Comportamenti tipici
- Si lamenta del caldo in estate e del freddo in inverno.
- Trova sempre il letto scomodo, l’acqua troppo fredda, la vista troppo stretta.
- Ordina spaghetti e li critica: “non sono come quelli di mia nonna”.
- Impiega più tempo a scrivere lamentele che a vivere il viaggio.
- Condivide indignazione sui social con CAPS LOCK.
- Riesce a rovinare la vacanza anche agli altri: la sua energia negativa è radioattiva.
⚠️ Nota
Il lamentus perpetuus non muore di malattie tropicali o cadute accidentali.
Muore di collera per un asciugamano piegato male.
Capitolo 8 – Homo party animalis (il turista festaiolo)
Descrizione zoologica
È la versione alcolica dell’Homo viator.
Non viaggia per vedere il mondo, ma per trasformarlo in discoteca.
La cultura locale è ridotta a una lista di cocktail, la storia a un karaoke stonato.
Habitat
Ama le località balneari con discoteche, gli ostelli rumorosi, i festival infiniti.
Il suo ritmo circadiano è invertito: dorme di giorno, ulula di notte.
Comportamenti tipici
- Arriva in hotel già ubriaco.
- Partecipa a tutti i pub crawl disponibili.
- Scambia qualsiasi monumento per un fondo scenico di foto con birra in mano.
- Ballando, rompe almeno un bicchiere per sera.
- Confonde i coinquilini dell’ostello con la sua famiglia.
- Racconta la vacanza come se fosse stato “epica”, ma non ricorda nulla.
- Cade regolarmente in fontane, siepi o ascensori.
⚠️ Nota
Il party animalis non morirà di vecchiaia: morirà per overdose di shot fluorescenti.
E il suo epitaffio sarà: “stag party, 2025 – gone too soon”.
Capitolo 9 – Homo pseudo-explorator (il falso avventuriero)
Descrizione zoologica
È il turista che si crede Indiana Jones.
Fa tre chilometri su sentiero asfaltato e si autoproclama “viaggiatore estremo”.
Si fotografa con bastone e bandana, ma il suo livello di rischio massimo è stato un’ampolla di crema solare dimenticata.
Habitat
Ama le mete “selvagge” accessibili in ciabatte: parchi urbani, sentieri turistici, dune con parcheggio a due metri.
Predilige ambienti dove può fingere di essere avventuroso senza mai rinunciare al Wi-Fi.
Comportamenti tipici
- Si fa selfie con machete comprato al duty free.
- Pubblica post epici: “ho affrontato la natura” → in realtà ha fatto 20 minuti di passeggiata.
- Compra scarponi da 200 euro che usa una volta sola.
- Racconta di “esperienze autentiche con i locali” → era un cameriere che gli ha servito la birra.
- Usa frasi come “spiritual journey”, ma alloggia in hotel 4 stelle.
- Si spaventa al primo insetto.
- Dopo 2 giorni, torna a casa con diarrea e un tatuaggio tribale ridicolo.
⚠️ Nota
Il Pseudo-explorator non verrà ricordato come esploratore, ma come esempio di darwinismo turistico: un uomo convinto di aver scalato l’Everest, in realtà salito al belvedere dietro l’albergo.
Capitolo 10 – Species rarae (le tipologie marginali ma devastanti)
Non sono diffuse quanto le altre, ma il loro impatto sull’ecosistema turistico è sproporzionato.
Ogni incontro con una di queste creature è una lezione di sopravvivenza.
Homo dronus urbanus (il pilota di droni urbano)
Descrizione zoologica
È il cugino cittadino del dronus alpino.
Non sa ammirare una piazza o un viale alberato senza far ronzare sopra la testa un insetto elettronico.
Non cammina: manovra.
Habitat
Ama centri storici, piazze gremite e festival, dove può disturbare centinaia di persone in un colpo solo.
Il suo ronzio metallico sostituisce le campane delle chiese.
Comportamenti tipici
- Fa passare il drone a 10 cm dalla tua testa.
- Insegue coppiette ignare per “riprese artistiche”.
- Riprende i monumenti come se fossero parcheggi.
- Vanta “contenuti epici” → in realtà solo video storti e gente che mastica panini.
- Quando il drone precipita, lo recupera tra i cocci con la stessa disperazione di un archeologo che stringe le rovine della propria dignità.
⚠️ Nota
Ogni caduta di drone è un miracolo urbano: per un istante, la città torna silenziosa e gli dèi del turismo concedono tregua.
Homo recensio maniacus (il maniaco delle recensioni)
Descrizione zoologica
È il turista che non vive, ma valuta.
Ogni esperienza, dalla colazione al tramonto, viene immediatamente trasformata in recensione online di 2000 parole.
Habitat
Predilige Wi-Fi gratuiti, lobby d’albergo, panchine con segnale stabile.
Non guarda il panorama: scrive recensioni sul panorama.
Comportamenti tipici
- Vota con 3 stelle anche l’esperienza di respirare.
- Scrive romanzi su TripAdvisor: “il cameriere non ha sorriso abbastanza”.
- Si lamenta dell’acqua “troppo bagnata”.
- Recensisce anche i bagni pubblici.
- Pubblica foto sfocate di piatti mezzi mangiati.
⚠️ Nota
Non godrà mai di nulla: la sua felicità è misurata in stelle, e anche la vita reale non supera mai le 3,5.
Homo queue addictus (il drogato di code)
Descrizione zoologica
È l’animale gregario per eccellenza.
Non sceglie cosa vedere in base all’interesse, ma alla lunghezza della fila.
Più lunga la coda, più preziosa dev’essere la meta.
Habitat
Ama ogni coda, non importa quale: per un panino, per un museo, persino per il bagno chimico.
Per lui l’attesa è la vacanza: più lunga è, più sente di “vivere l’esperienza autentica”.
Comportamenti tipici
- Passa 3 ore in fila senza sapere perché.
- Si lamenta del tempo perso, ma se ne vanta a casa: “abbiamo fatto la fila, quindi era importante”.
- Confonde la fila del bagno con quella del museo.
- Porta acqua e snack per resistere all’attesa, come un esploratore da supermercato.
- Si sente superiore a chi evita la fila: “voi non capite l’esperienza autentica”.
⚠️ Nota
Il Queue addictus non viaggia per vedere il mondo.
Viaggia per vedere schiene sudate davanti a sé.
Conclusione
Il turista non è una categoria a parte: è l’umanità nella sua versione più pura e disperata.
Non importa dove andrai: incontrerai sempre un Selfiephilus che blocca la strada, un Gregarius che ti trascina nel branco, un Culinaris Ingenuus che paga spaghetti surgelati come oro, un Litoralensis Festivus che si ustiona in tempo record, uno Shopping Addictus che trasforma la città in outlet, un Lamentus che piange su tutto, un Party Animalis che vomita in piazza e uno Pseudo-explorator che si proclama eroe dopo tre km.
Le species rarae peggiorano il quadro: droni che ronzano sopra la tua testa, recensioni che infestano il web, code infinite che diventano esse stesse attrazioni.
Il viaggio, che dovrebbe essere scoperta, si riduce a teatro dell’assurdo:
un mondo dove nessuno guarda davvero, tutti fotografano, tutti consumano, tutti si lamentano.
E tu, che ti credi diverso, sei solo in attesa del tuo turno per trasformarti in una di queste sottospecie.
⚠️ Verità finale
C’è un’illusione che tutti coltiviamo: credere che “noi” non siamo turisti, che il turista sia sempre qualcun altro.
È facile ridere del gregarius che segue la bandierina, del culinaris ingenuus che paga 20 euro per una carbonara congelata, del selfiephilus che rischia la vita per un’inquadratura.
Ma questa risata è il più grande autoinganno: non si ride mai di loro, si ride di sé stessi in differita.
Il turismo è l’esperienza universale che non ammette eccezioni.
Puoi vestirlo di nomi diversi — “viaggiatore autentico”, “esploratore”, “pellegrino”, “nomade digitale” — ma la sostanza non cambia: sei un corpo in coda, un portafoglio che paga, un occhio che fotografa.
La montagna può illuderti di purezza, la città d’arte di cultura, la spiaggia di libertà.
Ma sotto la patina, c’è sempre la stessa verità: stai consumando, stai lasciando tracce identiche a quelle di milioni di altri, stai replicando un copione già scritto.
La filosofia del turismo è spietata: ti promette l’unicità e ti regala la serialità.
Ogni foto che pensi irripetibile è già stata scattata mille volte.
Ogni recensione indignata che scrivi è identica a un coro infinito.
Ogni esperienza che credi “solo tua” è stata confezionata apposta per farti credere speciale, mentre sei intercambiabile.
Non sei diverso dal turista che disprezzi: sei solo un gradino più in là sulla scala dello stesso ridicolo.
Oggi ridi di lui, domani lui riderà di te.
La verità ultima è che il turismo non è un ruolo che scegli, è la condizione umana del mondo contemporaneo.
Siamo tutti viatori che si credono viaggiatori, ma in realtà siamo solo turisti; fotografati, schedati, consumati e messi in fila.
Non sei “fuori dalla massa”, non sei “l’eccezione ironica”.
Se hai sorriso leggendo queste pagine, sappi che stai ridendo di te stesso.
E prima o poi ti ritroverai lì, con il trolley cigolante, il magnete kitsch in mano e la stessa, identica foto davanti allo stesso, identico monumento.
Il turismo non è evasione.
È la più elegante forma di prigionia volontaria che abbiamo inventato.
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