Interviste impossibili: Sara

Interviste impossibili: Sara
Edoardo:
Benvenuti alla prima puntata di Lanose Verità, il talk show dove i viaggi non si raccontano… si processano.
Qui non cerchiamo la verità oggettiva: ci basta quella scomoda, sarcastica e a tratti umiliante. Per inaugurare il programma, partiamo con la vera mente dietro il nostro viaggio in Galles:
la donna con più piani di emergenza che lettere nell’alfabeto,
l’autrice di una guida così complessa che perfino Google Maps ha chiesto l’autografo. Signore e signori, ecco a voi Sara, la stratega, la pianificatrice, la generalessa delle stradine impossibili.
Che entri pure in studio: il gregge è pronto a giudicare.

Edoardo: Ciao Sara, come va?
Sara: Ciao, tutto bene.
Edoardo: Possiamo partire con la prima domanda?
Sara: Sì, sono pronta.
Edoardo: Quando hai deciso che questo viaggio non era una vacanza ma un’operazione militare con te come generale di ferro?
Sara: Non appena ho visto il nome del primo paesino che avremmo raggiunto in Galles: solo consonanti, nessuna vocale. Ho capito subito che lo stile delle vacanze sarebbe stato molto rigido.
Edoardo: Quanti fogli aveva la tua guida itinerari e quale nome per un tab di Excel useresti per archiviare me quando improvviso?
Sara: Non ricordo il numero esatto, ma il porta-listino da 40 pagine era quasi pieno. Per quanto riguarda te… in Excel non ci entri: vai direttamente in errore.
Edoardo: A che lettera sei arrivata coi piani di backup? E cosa prevedeva il Piano Z? Sacrificio dell’intervistatore al gregge?
Sara: No, il Piano Z non c’era. Ne ho fatti parecchi, sì, ma non sono arrivata fino a lì.
Edoardo: Quante volte hai detto “fidati del piano” mentre io lo sabotavo con un “ho un’idea”?
Sara: Quello era all’ordine del giorno. Infatti a un certo punto ci siamo persi in mezzo alle felci: Maddalena il giorno dopo distrutta, io a pezzi… e tu? Belloccio, con solo male al piede. Lasciamo stare.
Edoardo: Parliamo di stradine gallesi. Le avevi misurate in millimetri o ti sei affidata alla Divinità delle Retromarce?
Sara: Non ci ho proprio pensato. Su Google Maps sembravano normali, non mi aspettavo fossero così “ine-ine”.
Edoardo: Castell y Bere: nel manuale c’era lo scenario castello chiuso, autore isterico, piantina d’emergenza e biscotto sedativo?
Sara: No… diciamo che non c’era la visita del castello durante una tempesta, almeno quello.
Edoardo: Quando hai scritto “scorciatoia panoramica”, era ironia o un test psicologico?
Sara: Ma qual era la scorciatoia panoramica?
Edoardo: La Panoramic View.
Sara: Ah! La Panoramic Walk. Ma non l’abbiamo nemmeno finita, ci siamo fermati a metà.
Edoardo: Nelle tue tracce GPX c’era il profilo altimetrico del sentiero… e quello del mio fiato in crisi? A che chilometro l’hai stimato?
Sara: Allo 0,1. Speravo che Maddalena arrivasse almeno allo 0,5, invece si è fermata allo 0,001. Mi ha odiato tantissimo.
Edoardo: Quanti minuti avevi concesso al momento “wow” davanti a un panorama prima di urlare “siamo in ritardo sul ritardo”?
Sara: Non è vero dai! Ho sempre dedicato il tempo giusto a ogni escursione. Non esageriamo.
Edoardo: Rhaeadr Mawddach… avevi una matrice dei rischi che andava da “scivolo elegante” a “imbarazzo virale su TikTok”?
Sara: “Rhaeadr” significa cascata, ne abbiamo viste più d’una. Credo parli delle prime, le Aber Falls: passeggiata leggera, 200 metri di dislivello… che però si ripetevano cinque volte. Alla fine Maddalena è andata avanti con serenità, ma un po’ mi ha odiata.
Edoardo: Cosa conteneva esattamente il kit emergenze? Cerotti, powerbank, mappe offline o anche un avvocato per processi ovini?
Sara: No, niente avvocato. Ce ne siamo dimenticati: forse qualcosa di lanoso nello zaino sarebbe servito.
Edoardo: Quante volte hai dovuto cambiare l’itinerario sul campo e quante volte hai temuto che ti buttassimo giù da un muretto?
Sara: Tantissime. La peggiore sullo Snowdon: Maddalena stanca, io a fare pausa cioccolata, tu a correre avanti. Eravamo quasi arrivati quando ho sentito il fischio del trenino… e lì ho realizzato che non avevo mai detto a Maddalena che un treno saliva in cima. Mi ha guardata con occhi pieni d’odio: non se uccidermi, ma come uccidermi. Ho visto la mia vita passare in un attimo.
Edoardo: Qual è stato il piano più geniale che non abbiamo mai notato perché ha funzionato troppo bene?
Sara: Lo Snowdon spacciato per la gita più dura. In realtà quella peggiore sarebbe arrivata dopo: il Cader Idris. E lì Maddalena mi ha smascherata.
Edoardo: E il piano più disperato che ci ha salvati da una mia brillante idea dell’ultimo minuto?
Sara: Eh… adesso ho un vuoto. Ma succedeva spesso, quindi fai tu i conti.
Edoardo: Ecco, l’intervistatore che interrompe l’intervistata… mai successo, vero?
Edoardo: Con i locali: avevi un set di frasi preimpostate tipo “siamo perduti ma educati”?
Sara: No, ero talmente organizzata che la maggior parte dei locali li avevo già mappati.
Edoardo: Ristoranti: quanto era scientifico il tuo algoritmo “porzioni grandi – vista carina – zero trappole – birra decente”?
Sara: Ha funzionato! Non siamo finiti in troppi posti turistici. Guarda il Fanny Talbot: top.
Edoardo: Pronunce gallesi: avevi previsto un corso accelerato o puntavi all’effetto comico?
Sara: Vi avevo preparati: solo consonanti, impossibili da pronunciare. Ve l’avevo detto che avremmo riso tanto.
Edoardo: In quale villaggio il Piano D ha umiliato il Piano A?
Sara: In quel borgo Slow Food con pub di 600 anni. Pensavo fosse una porcheria, invece bellissimo.
Edoardo: In tutta onestà: quante volte hai pensato di lasciarmi in una rotonda finché non imparavo a seguire la traccia?
Sara: Tantissime. Peccato che guidassi tu.
Edoardo: Copertura rete: quante app offline avevi pronte?
Sara: Pensavo prendesse almeno il mio telefono… invece niente. Alla fine sei stato tu a salvarci un paio di volte, paradossale.
Edoardo: Fotografie: avevi geotaggato i punti “scatta qui o pentiti per sempre” oppure ti affidavi al mio occhio artistico?
Sara: No, mi fidavo solo del mio.
Edoardo: Souvenir: la tua guida aveva la sezione “cose utili” e quella “cose che occupano valigia e dignità”?
Sara: Noi non compriamo souvenir. Ho provato a comprare una calamita per i miei, ma niente di più.
Edoardo: Se dovessi valutare il viaggio come un audit aziendale, quali KPI useresti?
Sara: Io non mi sono mai pentita di avervi portato con me. I miei KPI? Fermarsi a guardare il panorama quando il tempo lo permetteva.
Edoardo: Manuale per i lettori: come si pianifica un viaggio complesso senza odiare i compagni?
Sara: Io non vi odio. Cerco sempre di accontentarvi. Anche se la Madò era sempre nelle camere migliori, e io e te nei tuguri.
Edoardo: Ultima domanda: rifaresti tutto da capo? Con nuove lettere per i piani o direttamente il Piano Pecora?
Sara: Meglio il Piano Pecora. In Galles, se non segui le pecore, il mondo è contro di te.
Edoardo: Perfetto, ringraziamo Sara.
Sara: Arrivederci!

Edoardo: Bene, avete ascoltato la Generalessa dei Piani, la donna che trasforma un sentiero in Excel e un panorama in KPI. Sara ci ha ricordato che in vacanza non esistono coincidenze: esistono solo mappe, tabelle e piani di riserva. Noi, che pensavamo di essere liberi esploratori, eravamo in realtà pedine di una scacchiera che lei aveva già predisposto.
E forse è proprio per questo che siamo sopravvissuti: non per il nostro spirito d’avventura, ma per il suo ossessivo amore per l’ordine.
Ringraziamo Sara per averci fatto ridere e tremare allo stesso tempo: ridere dei nostri errori, tremare al pensiero di cosa sarebbe successo senza i suoi Piani B, C, D… e soprattutto senza la sua pazienza infinita nei confronti del sottoscritto.
Ma a Lanose Verità non ci si ferma: torneremo con un nuovo ospite eccezionale, pronto a sedersi su questa poltrona scomoda. Riuscirà a cavarsela? O finirà anche lui tra le maglie di una pianificazione spietata? Restate con noi: il gregge non dimentica mai.