Pioggia, Fish & Chips Mafiosi e Docce Traditrici: Un Giorno di Follia in Galles
Buongiorno, avventurieri dal coraggio di un drago… ma col termostato di uno scooter vintage! Oggi il Galles ci ha accolti con un delicato “pioviggina”, quel tipo di pioggerella che fa pensare: «Perfetto, metto l’impermeabile da elfo e mi tuffo nei laghi!» Mentre chiudevamo le valigie (e cercavamo di non sembrare spugne viventi), abbiamo salutato l’albergo delle meraviglie idrauliche: cinque notti a gustarci la doccia “roulette russa”, capace di passare dall’Idromania tropicale all’Artico polare in un battito di ciglia. Una vera esperienza shock-terapica: sveglia garantita, insonnia pure, e bonus brividi gratis!
Harlech Castle: storie di assedi… e di pecore in doppiopetto
Con l’auto carica di scarponi, snack, e la playlist gallese “pioggia remix”, ci siamo diretti a Harlech Castle. Costruito nel 1283 da Edoardo I per dire ai ribelli: “Alt, voi non passate!”, oggi è più turistico che baluardo. Tra merli, feritoie e scale a chiocciola degne di un gioco di piattaforme medievale, abbiamo scoperto un aneddoto degno di un film dei Monty Python: si narra che, durante un assedio, un gregge di pecore se ne sia “infiltrato” tra le mura, indossando minuscoli mantelli e cercando di negoziare la resa con le guardie. Il diplomatico capo-pecora, Sir Baa-lot, avrebbe minacciato rivolte lanose se non gli avessero dato un pezzo di formaggio!
“Basta trekking, metto le valigie in modalità ‘serata libera’!”
Finita la visita – e mentre io e Sara ci guardavamo in faccia sussurrando “il piano prevedeva il trekking alla Rhaeadr Mawddach, ma ho perso la bussola del buon senso” – abbiamo deciso: «Giornata di esplorazione… missione abortita!» Maddalena, scoperto che il progetto includeva un pomeriggio di ozio assoluto anziché 12–13 km di muscoli urlanti, è scoppiata in un pianto di gioia talmente fragoroso che perfino le pecore diplomatiche hanno interrotto la loro sinfonia di belati per applaudire. Pensi a un regalo di Natale gallese? No, qui siamo a un vero e proprio miracolo di Babbo Llandudno su slitta anfibia!
Peccato che il check-in al Penmaenuchaf Hall Hotel fosse solo alle 15:00. Cosa fare per non morire d’inedia? Semplice: trasformarsi in turisti alla deriva e approdare a Barmouth, dove la spiaggia domenicale ci ha accolti come una tavolozza di grigi e blu.
Barmouth: tra chioschi “mafiosi” e pranzi da re (ma non troppo)
Parcheggiati sulla sabbia – con l’auto che sbadigliava “posso riposare anch’io?” – ci siamo avventurati nel labirinto di chioschi. Maddalena, con fare da cronista di guerra, ha giurato che i venditori di fish and chips dietro le giostre erano affiliati alla “mafia italiana”: «Papà, quegli spiedini di scamorza sono protetti dal Don Caloggero!» Alla fine, però, l’olfatto ci ha guidati al The Fanny Talbot: un locale così elegante che persino le tovaglie hanno l’aria di indossare il frac. Il cibo? Degno di un re… o forse di un principe gallese con un segreto amore per le patate arrosto. Quattro stelle su cinque dal nostro giudizio (la quinta è riservata al pudding capace di far piangere anche un drago di tenerezza).
Penmaenuchaf Hall Hotel: lusso che fa “beeeee”
Eccoci al nostro nuovo rifugio: un cottage sì antico, ma rimodernato come se Tolkien avesse voluto un boutique hotel. Stanza del tè (dove ti chiedi se servano anche cornetti elfico-gluten-free), salottini da vera contessa, camere spaziose… e, miracolo dei miracoli, una doccia che non gioca più a “fuoco&ghiaccio”.
Mentre qualcuno (indovinate chi?) sprofondava tra le braccia di Morfeo, qualcun altra esplorava ogni salottino come scout in missione “The Hobbit: alla ricerca del divano perduto”. Qualcuno invece, con il Wi-Fi a palla, ha iniziato una maratona di stories su Instagram e TikTok, minacciando di farci diventare influencer controvoglia.
Dopo aver dimenticato per venti volte di chiedere i packed lunch per il mega-trek di domani (sappiate che sarà un’epica salita degna di un musical epico-ironico, ma non voglio spoilerare), abbiamo finalmente completato l’ordine. Speriamo che stavolta capiscano che non servono 17 fette di cetriolo né marmellata al gusto “unicorn”.
Cena a Dolgellau: quando il dramma culinario batte l’avventura
Infine, ci siamo spostati a Dolgellau per cena al Torrent Walk. Dopo il pranzo da quattro stelle, ci aspettavamo un bis… ma siamo finiti con un piatto talmente triste che Sara, prima di fare scorta d’acqua allo Spar (definito “negozio di mierd” con epica onestà), ha esclamato: «Mi sento tradita quasi come da un drago che ti scambia il tesoro per un sacchetto di semi!»
Rientrati in hotel, abbiamo brindato con un bicchierino di Armagnac: il tocco finale per lenire i drammi gastronomici e preparare i nostri animi al trekking di domani. Ma, cari viaggiatori, ora chiudete gli occhi: potrebbe piovere, nevicare o arrivare un gregge in doppiopetto. Qualunque cosa accada, sapremo come trasformarla in un’avventura… o almeno in un aneddoto degno di un blog!
A domani, con nuove piume di pecora e… scarpe da trekking pronte a cantare la loro ninna nanna!
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