Interviste impossibili: Edoardo
Nota dell’autore
Visto che non mi posso intervistare da solo, ho chiesto aiuto ad una cara amica.
È saggia, severa, giudicante… e soprattutto lanosa.
Signore e signori: Lady Woolfred, pecora gallese di antica stirpe, giudice onoraria del Pale e presentatrice del talk-show “Giù dalla Collina", condurrà questa intervista impossibile.
Lady Woolfred:
Buonasera gregge, bentrovati a un nuovo appuntamento di Lanose Verità.
Questa sera non abbiamo un ospite qualsiasi, ma il protagonista di un viaggio che ha messo a dura prova strade, castelli e la sua stessa pazienza. Si è perso in vicoli più stretti della sua autostima, ha sfidato cascate che ridono degli ombrelli, ha tentato di decifrare nomi gallesi senza evocare divinità minori… e incredibilmente è sopravvissuto. Signore e signori, con noi: Edoardo, umano coraggioso o incosciente? Il verdetto lo decideremo insieme.
Lady Woolfred: Buonasera Edoardo. iniziamo chiedendoti perché sei venuto in Galles? Avevi perso una scommessa?
Edoardo: No, pensavo ingenuamente fosse vacanza. Volevo paesaggi, ho trovato rovine, deviazioni e un navigatore assetato di sangue. In pratica un reality show, ma senza il premio finale.
Lady Woolfred: Prima tappa: Castell y Bere. Impressioni?
Edoardo: Un monumento alla decadenza dignitosa. Io invece ero la decadenza senza dignità: sudato, ansimante, con scarpe infangate. Il castello, almeno, reggeva ancora l’aplomb medievale.
Lady Woolfred: Quelle stradine strette… non ti è venuto in mente di mollare la macchina e vivere lì da eremita?
Edoardo: Sì. Avrei fondato l’Ordine dei Retromarcianti Anonimi. Motto: “Un giorno alla volta, un graffio alla volta”.
Lady Woolfred: Ti sei sentito esploratore?
Edoardo: Certo, ma della specie Homo Imbecillus. Ogni passo era un documentario su come NON si affronta un sentiero. Mancava solo Attenborough a commentare.
Lady Woolfred: Le cascate Rhaeadr Mawddach ti hanno commosso?
Edoardo: Più che commosso, schernito. Loro immense, io un insetto con l’ombrellino IKEA. Una lezione di umiltà: quando la natura parla, tu gorgogli.
Lady Woolfred: Ma non ha piovuto sempre, vero?
Edoardo: No, solo un giorno. Ma è bastato: un’ora di pioggia gallese vale un semestre di terapia. Ti lava i pensieri, insieme alla dignità.
Lady Woolfred: Il resto del tempo com’è stato?
Edoardo: Ingannevole. Il sole usciva come per dire: “Scherzavo!”. E io ci cascavo, togliendo la giacca. Cinque minuti dopo il vento mi ristrutturava il viso.
Lady Woolfred: A tavola, cosa hai pensato alla prima porzione gallese?
Edoardo: Che fosse una Candid Camera. Poi ho capito che volevano davvero uccidermi a colpi di carboidrati. Non muori di fame in Galles: muori di troppo cibo.
Lady Woolfred: Cosa hai ordinato di più?
Edoardo: Patate in ogni forma, ma soprattutto fritte. Alla fine non masticavo più: firmavo contratti di dipendenza amidacea.
Lady Woolfred: I gallesi ti sono sembrati accoglienti?
Edoardo: Troppo. Quasi sospetti. Ti sorridono mentre ti perdi, come a dire: “Sì, annega pure, ma fallo con educazione”.
Lady Woolfred: Hai chiesto mai aiuto?
Edoardo: Sì, e mi hanno spiegato con calma. Io annuivo convinto, e due minuti dopo ero di nuovo in mezzo alle pecore. Credo sia parte del folklore: lasciare i turisti in loop.
Lady Woolfred: Le pecore quindi ovunque?
Edoardo: Ovunque. A un certo punto non sai se stai visitando un Paese o un allevamento. E in entrambi i casi: loro vincono.
Lady Woolfred: Ti hanno mai bloccato la strada?
Edoardo: Sempre. È la loro vendetta storica: “Avete inventato la macchina? Bene, ora guardaci mentre ti rallentiamo al passo belato”.
Lady Woolfred: Momento più surreale?
Edoardo: Un cartello con un nome impronunciabile. Ho provato a leggerlo ad alta voce e penso di aver evocato un demone. Le pecore hanno applaudito.
Lady Woolfred: I villaggi?
Edoardo: Fiabeschi. Ma quelle fiabe con la morale crudele: se sbagli strada, muori di ridicolo prima che di sete.
Lady Woolfred: Il castello più memorabile?
Edoardo: Sempre Castell y Bere. È come guardarsi allo specchio: tu crolli dentro, lui fuori, e insieme vi fate forza.
Lady Woolfred: Il paesaggio?
Edoardo: Un tappeto infinito, bellissimo. E io sopra come briciola fastidiosa. Non ero il protagonista, ero il difetto nella foto panoramica.
Lady Woolfred: Paura?
Edoardo: Sì, ogni volta che vedevo una curva cieca. Il pensiero: “Morirò qui, schiacciato tra un muretto e un trattore. Sarà il mio necrologio paesaggistico”.
Lady Woolfred: La tua foto migliore?
Edoardo: Una nebbia totale. Non si vede nulla, ma è sincera. Rappresenta perfettamente la mia mente durante il viaggio.
Lady Woolfred: La scorciatoia peggiore?
Edoardo: Quella chiamata “panoramica”. Panoramica sì: vedi la tua vita scorrerti davanti mentre cerchi la marcia giusta.
Lady Woolfred: Cosa rifaresti subito?
Edoardo: Fermarmi a guardare le pecore. Sono l’unico essere vivente capace di farti sentire inferiore senza aprire bocca.
Lady Woolfred: Una parola per il Galles?
Edoardo: “Processo”. Tu sei l’imputato, i paesaggi sono i giudici, e le pecore prendono appunti per la sentenza.
Lady Woolfred: Momento più comico?
Edoardo: Io che cercavo di pronunciare “Rhaeadr Mawddach”. Sembrava un attacco di tosse. Risultato: pubblico gallese piegato dal ridere, io in stato di arresto fonetico.
Lady Woolfred: Tornato a casa, cosa ti è mancato di più?
Edoardo: La sensazione di essere irrilevante. Qui torni a sentirti importante, lì eri solo uno dei tanti cretini spaesati. Ed era liberatorio.
Lady Woolfred: Tornerai?
Edoardo: Certo. Ma la prossima volta non come turista: come imputato consapevole. Porterò lana e colpa, così la corte ovina sarà clemente.
Lady Woolfred: E con questo, anche l’ultimo imputato ha parlato. Edoardo, conduttore improvvisato e colpevole per definizione, ha provato a difendersi, a giustificare la sua confusione, a camuffare le sue improvvisazioni tragicomiche con autoironia. Ma la verità è lampante: nessuna arringa salva chi guida un gruppo in vicoli ciechi e stradine assassine.
Qui a Lanose Verità il giudizio non è mai benevolo: il gregge osserva, il gregge ricorda, e il gregge condanna. Edoardo è colpevole di entusiasmo maldestro, di scelte discutibili, di aver trasformato la vacanza in una parodia di se stesso.
Ma c’è una via d’uscita, e lui lo sa: ridere. Ridere di sé, ridere dei fallimenti, ridere del fatto che l’unico piano davvero rispettato è stato quello delle pecore.
Ringraziamo Edoardo per essersi messo dalla parte sbagliata della scrivania, accettando di essere vittima del suo stesso show. Non tutti hanno questo coraggio, non tutti hanno questa incoscienza.
Noi, pecore giudici e spettatori, vi diamo appuntamento alla prossima puntata. Ci sarà un nuovo malcapitato, ci sarà un’altra confessione, ci sarà un altro verdetto. Perché Lanose Verità non si ferma: la collina è lunga, e c’è sempre qualcuno da far rotolare giù.
⚠️ Nota finale
Nessuna pecora è stata maltrattata durante questa intervista impossibile.
Un umano sì: dalla topografia gallese e dal suo stesso senso di orientamento.
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